domenica 1 aprile 2012

ACUSTICA E PSICOACUSTICA 5


PSICOACUSTICA

La psicoacustica è quel ramo dell’acustica che si interessa a studiare l’apparato uditivo e a capirne il funzionamento. Molti aspetti sulla percezione e l’elaborazione del cervello ai suoni rilevati sono ancora sconosciuti, ma molti passi in avanti sono stati fatti e altrettanti se ne faranno.
Limitiamoci quindi ad una spiegazione generica senza approfondimento, anche perché l’aspetto approfondistico, spetta più a medici che a tecnici audio.
Qui di seguito sono illustrati i principi fondamentali della percezione del suono :

ENERGIA ACUSTICA ( ci da la sesazione di volume )
ENERGIA MECCANICA 
ENERGIA ELETTROCHIMICA ( ci da la sensazione uditiva )

Comiciamo ad analizzare l’orecchio ( come da figura ) partendo dalla parte più esterna arrivando a quella più interna.

L’orecchio è suddiviso in 3 parti fondamentali :

1.      Orecchio esterno ( a cui arriva l’energia acustica )
2.      Orecchio medio   ( trasforma l’energia acustica in energia meccanica )
3.      Orecchio interno  ( trasforma l’energia meccanica in energia elettrochimica )



Dell’orecchio esterno fanno parte: il padiglione auricolare,  il condotto uditivo e la membrana timpanica.

Il padiglione auricolare,  che è la parte più esterna del nostro orecchio, ha il compito tramite tutte quelle smussature che si vedono e la sua inclinazione, di coinvogliare il suono all’interno del condotto uditivo, e quindi di aiutare la nostra percezione a identificare la provenienza del suono. La sua inclinazione genericamente verso l’interno fa si che la percezione dei suoni acuti provenienti dalla parte posteriore dell’orecchio, sia leggermente inferiore alla percezione degli acuti proveniente dal davanti. Questo perché le alte frequenze, hanno una maggiore direttività, rispetto alle basse, che possono considerarsi omnidirezionali.
In pratica per sentire in egual misura un suono proveniente da dietro rispetto ad uno proveniente davanti, si necessita di enfatizzare le frequenze alte.
Il padiglione poi, avendo tutte queste smussature può darci la percezione errata di provenienza del suono, perché il suono se non arriva direttamente al condotto uditivo, va a sbattere contro il padiglione, ed esso lo riflette coinvogliandolo generalmente verso il condotto uditivo. Questo può comportare ritardi di percezione ( un ritardo di percezione tra due suoni può causare la localizzazione errata della sorgente che emette il suono ), tra un suono che arriva diretto e uno riflesso dal padiglione auricolare, proprio perché il suono riflesso, compie un maggiore tragitto. E quindi ci sarà una distorsione del suono.
In realtà questo avviene, ma noi, non possediamo fortunatamente un orecchio cosi sensibile e perciò questo errore di localizzazione è poco percepito, per percepirlo c è bisogno di ritardi ben più grandi tra il suono diretto e il suono rilfesso.

Il condotto uditivo è quella parte come abbiamo visto dove vengono coinvogliati i suoni, e ha il compito di portare l’onda acustica fino alla membrane timpanica. Ha una lunghezza di circa 25 - 30 mm, e quando il suono passa attraverso questo condotto risuona ( risuona a ¼ della lunghezza, perché quando si ha un condotto chiuso ad un’estremità, esso risuona pari a ¼ della lunghezza d’onda, quindi una frequenza di maggiore intensità rispetto alle altre). Come si può notare questa lunghezza in risonanza, coincide con la lunghezza d’onda di frequenze di centrobanda come 3000 - 4000 Hz. E quindi frequenze che hanno lunghezze d’onda di quel tipo verranno percepite con più volume a causa della risonanza. Se si vanno ad analizzare le curve isofoniche, si vede chiaramente come sia proprio questa la zona di massima sensibilità dell’orecchio. Bhè adesso abbiamo capito perché. Questo casualmente gioca a nostro favore, in quanto lo spettro in frequenza del parlato ( genericamente 80 – 1200 Hz con armoniche fino a 4 – 5 Khz), viaggia proprio anche su quelle frequenze. 

La membrana timpanica, è l’ultimo elemento che troviamo nell’orecchio esterno, il timpano è una membrana sottilissima, che segue gli andamenti della pressione a cui è sottoposto, le sue escursioni sono nell’ordine di micromillimetri, esso ci dà i valori di massima pressione sopportata e banda in frequenze percepita, in quanto anch’esso, ha una sua sensibilità e inerzia, oltre la quale non riesce più ad ottenere movimenti corrispondenti. Ad esso è collegato il martello, uno dei 3 ossicini che fanno parte dell’orecchio medio.

Orecchio Medio

Nell’orecchio medio, come accennato, fanno parte 3 ossicini, questi, hanno il compito di trasformare l’energia acustica in energia meccanica, dettata dal loro movimento.  Quando arriva l’onda sonora al timpano, esso si muove con corrispondenza alla pressione esercitata, e con esso anche il primo dei tre ossicini, il martello, in quanto è strettamente collegato. Questo martello, andrà a colpire con i corrispondenti movimenti il secondo ossicino subito vicino, chiamato incudine, la quale vibrando porrà a sua volta in vibrazione il terzo ossicino strettamente collegato al secondo chiamato staffa.
La staffa andrà ad agire come vedremo all’interno della coclea, al fine di trasdurre il movimento meccanico in variazioni di fluido elettrochimico.

Sempre nell’orecchio medio, come si nota anche guardando la figura, è presente un’apertura detta tromba di eustacchio. L’ apertura arriva direttamente alla nostra bocca e al nostro naso.
Questa serve per equilibrare gradualmente la pressione ( l’aria ), che arriva direttamente dal condotto uditivo con quella esterna. Se non fosse presente questa apertura sentiremmo continuamente sbalzi di pressione.
Un ‘esempio è quando si va in montagna o in aereo che, più si va in alto e più la pressione aumenta, spingendo maggiormente la membrana timpanica dal condotto uditivo, dandoci la sensazione di “ orecchio tappato”, perché la membrana timpanica viene costretta a rimanere in posizioni genericamente ferme o poco mobili e non oscillanti come avviene normalmente. Qui appunto interviene la tromba di eustacchio che gradualmente ristabilisce la pressione e ci fa sentire uguale a prima.

Orecchio Interno

Abbiamo poi l’orecchio interno, costituito dalla coclea a cui alle estremità sono collegati i canali semicircolari, che hanno la funzione di darci l’equilibrio tramite l’udito. La coclea poi è un lungo cavo attorcigliato su se stesso formando appunto una specie di chiocciola ( da qui deriva il nome ), all’interno    della quale vi è la membrana basilare , su cui vi sono delle cellule nervo sensibili, a forma di peli, chiamate cellule ciliate.
All’interno della coclea vi è un fluido elettrochimico, generato dalla coclea stessa. La staffa, è immersa da un lato nel fluido, quindi il movimento della staffa, comporterà una variazione del flusso. Questo fluido appunto andrà a creare delle onde, di maggior elevatura e intensità a seconda della pressione esercitata e della frequenza. Di conseguenza, anche le cellule ciliate immerse in questo fluido subiranno degli spostamenti corrispondenti. Muovendosi creano impulsi nervosi che arrivano direttamente al nostro sistema uditivo centrale presente nel cervello, e questo ci fa capire la frequenza e la provenienza del suono. Si ritiene che la nostra percezione, sia derivata da una sensazione fisiologica, quindi uno stimolo del corpo corrispondente alla sensazione uditiva.

La frequenza percepita, secondo gli esperti, è derivata da quanto queste onde di fluido riescono ad arrivare con movimenti più lontano sulla membrana basilare, quindi per le alte frequenze, vi sarà un movimento solo nella parte iniziale della membrana, mentre per le basse frequenze il movimento del fluido e delle cellule, verrà interessato anche a maggiori distanze.
Queste cellule ciliate, con il tempo e quindi l’invecchiamento, calano la loro sensibilità di movimento e con forti pressioni possono anche rompersi, questo ovviamente comporta nel primo caso una caduta della percezione, quindi sentire meno. Nel secondo caso la sordità piena.

Tutto questo procedimento fino alla percezione, ci porta ad avere una sensibilità e risposta come da curve isofoniche.
Veniamo dunque ad analizzare alcuni fenomeni fondamentali ( i difetti ), che ci danno un’errata percezione del suono sia come spettro in frequenza, che come provenienza.

Il fenomeno dei battimenti si genera quando al nostro orecchio arrivano ad es. due frequenze molto vicine tra loro, come 10.000 e 10.010 Hz. Come abbiamo già visto, la nostra percezione viaggia in ottave e quindi siamo più sensibili a sentire minime differenze di frequenze nella parte bassa che nella parte alta dello spettro. Questo comporta che una variazione di frequenze come quella dell’esempio, quindi facenti parte dell’ultima ottava di percezione, con una conseguente minore sensibilità dell’orecchio, ci da una sensazione di battimento, come se qualcosa ci pulsasse nell’orecchio. Infatti per frequenze cosi alte, dove non riusciamo a captarne la differenza, udiremo una frequenza intermedia ( quindi 10.005 Hz ), che oscillerà pari alla sottrazione della frequenza maggiore meno la minore fratto 2 / ( 10.010 – 10.000 )= 10/2 = 5 Hz ), quindi 5 volte al secondo, tra la frequenza 10.000 Hz e quella a 10.010 Hz.


Un altro fenomeno molto importante è quello del mascheramento, il quale avviene se si hanno due frequenze molto vicine tra loro, che arrivano al nostro orecchio, ma una con pressione sonora molto maggiore rispetto all’altra. In pratica la frequenza con intensità minore verrà via via mascherata all’aumento dell’altra.

Un altro fenomeno molto conosciuto è l’effetto doppler, generato quando si hanno due componenti, una sorgente sonora in movimento e un’ascoltatore che può essere fermo, o anche lui mobile, ma non alla stessa velocità della sorgente in movimento. Ad esempio il classico passaggio dell’ambulanza con la sirena accesa rispetto ad un ascoltatore fermo in macchina al semaforo.  La sensazione di questo effetto è una prima percezione di chiarezza del suono quando la sorgente è vicino a noi, e un successivo ovattamento quando la sorgente in movimento si allontana. Questo è provocato perché mammano che la sorgente si allontana, più tempo l’onda acustica ci mette ad arrivare all’ascoltatore, perché varia la velocità del suono. Quindi noi percepiremo in un breve istante ( più la sorgente è veloce e più l’effetto è percepito ), un cambiamento rapido delle lunghezze d’onda che ci arrivano all’orecchio. Prima rapida con brevi periodi, quindi chiara e poi lenta con lunghi periodi, quindi scura.
Noi siamo abituati a sentirlo in aria, ma come tutti gli effetti psicoacustici, si può generare anche in acqua o in un qualsiasi materiale elastico.

L’ultimo effetto che analizziamo e forse il più importante è l’effetto Hass . La zona di Hass, nome dato dal suo scopritore, è quella zona per cui ritardi di fase tra una frequenza ed un’altra tendono a farci percepire un unico suono con variazioni timbriche, a seconda che le due frequenze siano in fase, in controfase o una via di mezzo. Tale zona determina questo limite a circa 20 – 30 ms per le frequenze basse e 4 – 5 ms per le frequenze alte. Con maggiori ritardi il nostro cervello, riesce a percepire distintamente due suoni differenti, eliminando cosi il problema di percepire la controfase o la somma di fase. Questi parametri che come si nota dipendono fortemente dalla frequenza, possono essere variati anche per differenza di ampiezza, per suoni molto forti rispetto a suoni deboli di arrivo, i ritardi si riducono notevolmente.
In breve la zona Hass è quella zona in cui nonostante il ritardo tra due suoni, si percepisce la risultante come un unico suono.

La percezione sonora, non è solamente derivata dal suono entrante nel condotto uditivo, ma attraverso studi, si è arrivato a capire che, soprattutto le basse frequenze con forte ampiezza, riescono a porre in vibrazione il nostro apparato scheletrico, trasferendo il suono lungo le ossa, fino al cervello per poi essere decifrate dai neuroni, che ci danno l’informazione di frequenza, ampiezza e fase. Un esempio tipico, è quello di provare a registrare la propria voce, e quando andiamo a risentirci, sentiamo una risposta diversa, da quella percepita quotidianamente ogni volta che parliamo. Questo oltre che per la non idealità dello strumento di registrazione, deriva principalmente dal fatto che quando noi parliamo, ascoltiamo il suono risonante all’interno della nostra testa, più quello che attraversa il nostro corpo e quello in uscita dalla bocca. Tutte le persone che ascoltano il nostro parlato, sentono una risposta differente, proprio perchè, come anche lo strumento di misura, viene rilevato e percepito, solo il suono diretto in uscita dalla bocca, magari con un po’ di contributo risonante della bocca stessa.

LA DISTORSIONE DELL’ORECCHIO

Ma come captiamo il suono e capiamo la sua provenienza?

La nostra testa è formata da due orecchie, alle quali arrivano i suoni e quindi le frequenze. Le dimensioni delle stesse orecchie poi, e la loro separazione ( la distanza fra un’orecchio e l’altra), può incidere sulla percezione dei suoni, molto più per la separazione che per la dimensione e inclinazione.

La direzione di un suono viene percepita secondo due aspetti fondamentali :

1. ILD
2. ITD

L’ ILD, ( interaural level difference ) è appunto la differenza di livello sonoro tra le due frequenze o suoni che arrivano all’orecchio ( generalmente uguali ). Se ad esempio abbiamo una sorgente che emette un suono, e alle nostre orecchie arrivano due livelli sonori differenti, capteremo che la provenienza di quel suono è dalla parte dell’orecchio in cui è arrivata un’intensità maggiore. 
Quindi se a destra arriva un segnale maggiore che a sinistra diremo che quel suono proviene da destra.

Questo però non è cosi drastico, infatti abbiamo anche valori intermedi. Diciamo che con un livello sonoro di 20 dB maggiore rispetto ad un altro ( su segnali localizzati ), si ha la completa percezione del segnale proveniente da quella direzione. Più si abbassa la differenza di livello e più la direzione del suono ci sembrerà spostarsi verso il centro della nostra testa, fino allo 0 e cioè uguale valore. Quindi percepito in mezzo.
Se il suono che arriva è diverso, ad esempio due frequenze diverse si può ancora percepire la differenza tra i due livelli, e quindi distinguerli, ( uno da destra e uno da sinistra ),questo comunque dipende sempre anche da quanto sono vicine le due frequenze come spettro. Entrano quindi in gioco anche gli altri fattori visti precedentemente. Ci vorranno poi maggiori differenze di livello per far sovrastare l’una rispetto all’altra.

Questo vale anche per 2 sorgenti che emetto un suono, il suono che arriva con maggiore intensità ci dirà che il suono proviene da quella determinata sorgente, e l’altra ci sembrerà spenta.

Nel caso che arrivi una sola frequenza, se essa ha una lunghezza d’onda maggiore della testa, ( e quindi circa  15-20 cm  corrispondenti a circa 1500 – 2000 Hz ), prendiamo come esempio una frequenza di 50 Hz che ha come lunghezza d’onda 6,8 m, abbondantemente superiore a quella della testa,  questa frequenza dal nostro apparato uditivo, invece che localizzata, verrà lateralizzata e cioè percepita come facente parte della nostra testa, ma non riusciamo ad identificarne un punto.  Se poi abbiamo due sorgenti che emettono la stessa frequenza come quella di 50 Hz, se rimaniamo entro una certa distanza e diamo una notevole maggiore intensità ad una rispetto all’altra, tipo 20 – 25 dB riusciamo se pur non capendo correttamente la direzione di provenienza del suono, a capire che quella con maggiore intensità è la sorgente in cui esce quella frequenza.  Quindi non la localizziamo ma il valore ITD anche per frequenza lateralizzata è comunque valido, a patto di rimanere entro una certa distanza.

Frequenze inferiori al diametro della testa saranno correttamente percepite in direzione, in quanto la stessa testa funge da ostacolo. Crea come si dice un effetto ombra, e cioè un orecchio ci da la percezione perché gli arriva il suono, mentre l’altro rimane oscurato perché la testa assorbe e fa calare d’intensità il suono.

Per frequenze intermedie come quelle con lunghezza d’onda pari al diametro della testa, si avrà un principio di diffrazione, e cioè a volte, può capitare di localizzarla centralmente.

Ad oggi resta ancora da capire come sia possibile questa localizzazione, dato che il nostro sistema nervoso centrale che appunto, ci da la locazione, è uno solo.

L’ITD ( interaural time difference ), è la percezione del suono tramite differenza temporale tra due frequenze.
Es. se abbiamo due frequenze uguali, che arrivano all’orecchio in ritardo una rispetto all’altra, vale la legge di hass vista prima.
Se si ha una sola sinusoide che arriva all’orecchio, proveniente da una sorgente mobile in orrizzontale, e noi posizioniamo la nostra testa fissa di fronte alla sorgente, noteremo che, con anche solo 1-2 ° di spostamento, avremo la percezione del cambiamento di provenienza. Mentre per spostamenti della sorgente in verticale, abbiamo una sensibilità minore, che comincia da circa 6-7°.

Attraverso lo studio dei processi su come il cervello capta la provenienza del suono, si è scoperto che per captare suoni in banda d’ottava, sono necessari dai 6 ai 40 neuroni per terzo d’ottava, i quali appunto gestiscono tutte le informazioni nel cervello.

Se abbiamo due sorgenti che emettono un suono, e noi ci troviamo perfettamente in mezzo, capteremo una provenienza centrale. Mano a mano che ritardiamo una sorgente rispetto all’altra e più la nostra percezione si sbilancerà sulla sorgente il quale suono arriva prima. In genere un ritardo di 1,5 m/s ci da già la percezione che il suono proviene solo dalla sorgente in anticipo.
Prendiamo la nostra testa sferica, e presupponiamo che il suono arrivi da sinistra verso destra, quindi raggiungerà prima l’orecchio sinistro, poi quello destro. Sia che sia assorbito dalla testa come nel caso di alte frequenze, sia che non lo sia come nel caso delle basse frequenze. Presupponiamo quindi che arrivi una frequenza bassa con lunghezza d’onda ben oltre la distanza che intercorre tra un’ orecchio e l’altro, il problema non persiste in quanto comunque la nostra testa rimarrà dentro al semiciclo della frequenza bassa, quindi verrà lateralizzata.
Il problema c è invece quando la distanza tra i due lobi ( orecchie ), prende dentro più di un semiciclo. Infatti quando arriva una frequenza alta, ad esempio, prima colpirà l’orecchio sinistro poi quello destro, dato che la differenza di tempo che intercorre tra l’arrivo ad un’ orecchio e poi all’altro è molto breve, cadremo nell’inganno percependo la direzione del suono in senso opposto alla realtà, e quindi come in questo esempio a destra.
Fortunatamente però il nostro sistema uditivo, a questo tipo di sensibilità, si riduce molto nel range  1000 – 1500 Hz, proprio dove comincia questo problema di fase. A frequenze superiori invece, il problema in realtà non persiste proprio, in quanto, la nostra sensibilità non riesce a codificare periodi cosi brevi e veloci nel tempo.
Per suoni che provengono da dietro, davanti, alto o dal basso, in teoria non riusciamo a percepire effettivamente la loro provenienza in quanto la nostra sensibilità a questi fattori è minima. In un caso reale invece non è cosi, riusciamo a percepirle, grazie all’associazione ad una sensazione fisiologica.


Nel caso di suoni provenienti da dietro, dato anche l’inclinazione in avanti dell’orecchio, il suono ci sembrerà più scuro, dal davanti più chiaro, da sopra enfatizzato sulle medio alte, e da sotto sulle medio basse. Grazie a queste sensazioni fisiologiche, riusciamo a localizzare anche se non perfettamente questi tipi di provenienze. Questo tipo di percezione è detto “ funzione anatomica di trasferimento “.

Allo stesso modo se davanti a noi abbiamo una sorgente che emette un suono, e la stiamo guardando, il suono che percepiremo avrà una certa chiarezza, mentre se proviamo a chiudere gli occhi ci sembrerà più scuro. Questo perché il suono, è molto legato come sensazione fisiologica alla vista, e viceversa.
In conclusioni di questo vasto argomento che è la psicoacustica, posso dire che tutti gli studi che sono fatti su queste teorie, sono stati eseguiti in stanze anecoiche, e quindi prive di riflessioni. In ambienti chiusi reali, i problemi della percezione derivano anche dalle riflessioni delle pareti.

Un’ ultimo aspetto sulla distorsione dell’orecchio, è l’effetto precedenza, in pratica dice che il nostro sistema uditivo da la precedenza ai suoni che arrivano prima rispetto a quelli che arrivano dopo,quindi capteremo esclusivamente il segnale primario, rispettando sempre la legge di Hass.


La dolby poi ( nota per avere scoperto e diffuso il Surround e sistemi diriduzione dinamica del rumore ), ha scoperto che per emulare la percezione umana su suoni che sentiamo tutti i giorni, e quindi a 360°, non bastano uno o anche i classici due diffusori in stereofonia, anche se in effetti basterebbero  ma per emulare un ascolto esclusivamente frontale, ma se si ha bisogno di riprodurre correttamente suoni provenienti da dietro o dal lato, vi è la necessità di introdurre altri sistemi di diffusione, in modo da circondare pienamente e correttamente, attraverso il posizionamento dei diffusori, l’ascoltatore. ( nasce qui il surround che verrà poi approfonditamente spiegato in “ surround “ ). 

Ad oggi queste tecniche di emulazione hanno preso molto piede in ambito cinematografico, ma piano piano stanno venendo fuori anche in campo musicale.
Questi studi, sono in continua fase di sviluppo e modifiche, basti pensare che si è partiti da un solo canale centrale mono, fino ad arrivare ad oggi con ben 7.1 canali.                                                 
Ovviamente l’introduzione di più sistemi di diffusione sonora, che suonano a volte anche tutti insieme, crea maggiori distorsioni all’orecchio, come quelli precedentemente visti.

A parte questo, sempre studi sulla percezione dei suoni, a portato a definire 3 tipologie di ascolto :


1. ascolto monoaurale
2. ascolto binaurale
3. ascolto transaurale

L’ascolto monoaurale avviene, quando abbiamo una singola sorgente che emette una radiazione sonora. Quindi noi percepiremo un suono unico proveniente da quella sorgente.

L’ ascolto binaurale è il caso di due diffusori che emettono un suono sia esso uguale che diverso, un ascolto perfettamente binaurale è quelle delle cuffie in cui un’orecchio percepisce il suono in arrivo da una sorgente, e l’altro orecchio percepisce il suono proveniente dall’altra sorgente. Questo tipo di ascolto permette appunto di identificare un programma stereofonico. Con due diffusori posti davanti all’ascoltatore, l’ascolto, non è più perfettamente binaurale, ma quasi binaurale perché il suono proveniente da una sorgente arriverà prima all’orecchio più vicino e poi all’altro con un leggero ritardo. E anche la seconda sorgente farà lo stesso in maniera opposta. Quindi non si avrà un ascolto perfettamente stereo.

L’ascolto transaurale serve a correggere, anche se non perfettamente, questo ascolto quasi binaurale, mandando in controfase il segnale uguale tra le due sorgenti in modo da ottenere solamente il suono puro che determina un perfetto ascolto stereo ( chiamato anche joint stereo ). 
Variando i valori di controfase e i ritardi tra una sorgente e l’altra si è arrivati a capire che anche solo con due sorgenti si riesce ad ottenere una spazialità dell’immagine sonora che ci avvolge quasi perfettamente a 360°. Proprio perché con differenze di fase e tempi di arrivo, la nostra percezione ci induce a capire il punto di fuoco da cui proviene il suono. 

Per quanto riguarda la sensazione fisiologica relativa alla frequenza percepita, si può dire che :

20 -30 Hz = ci si sente avvolti dalla pressione in bassa frequenza, ma nessun stimolo in particolare è percepito, con forti livelli di pressione, può verificarsi mal di testa e stanchezza fisica.


50 – 80 Hz = provocano una sensazione di spinta sul petto, molto gradita soprattutto quando suona una cassa o un basso.

100 – 500 Hz = percezione nasale.

500 – 1000 Hz = percezione di una conversazione telefonica, può arrivare anche fino a 3000 Hz.

4000 – 8000 Hz = chiarezza.

8000 – 10.000 Hz = brillanza e apertura dello strumento.

10.000 – 20.000 Hz = ambienza, aria, armoniche.

Danni Fisiologici

Quando le cellule ciliate subiscono un sovraccarico, non trasferiscono più le informazioni al cervello in quanto rimangono immobili al passare del fluido elettrochimico sulla membrana basilare. Se il danno è permanente si ha la sordità, mentre se si ha un danno temporale, queste cellule, vibrano ma compiendo movimenti molto più piccoli rispetto a quelli richiesti, a seconda dell’entità del danno, provocando cosi un fenomeno chiamato ACUFENI.

Gli acufeni, sono appunto il sovraccarico del sistema di cellule dell’orecchio, che inducono a noi a percepire un suono acuto in genere ( 8 Khz ), di bassa o alta intensità, e allo stesso modo di durata nel tempo a seconda del danno fisiologico. Quando questo “ rumore di fondo “, sparisce, significa, che le cellule ciliate, hanno ripreso il loro funzionamento a regime. Si ritiene però che nella vita di tutti i giorni, soprattutto di chi vive in città, gli acufeni siano sempre presenti e percepibili, se ci si fa particolare attenzione, in ambienti molto silenziosi. Questo perché le cellule che continuamente sono poste in vibrazione, tendono a stancarsi e a diminuire la loro sensibilità. Ce se ne accorge ancora di più, quando si va a dormire, con un rumore di fondo ambientale di norma 40 dB, della presenza di acufeni, che mammano si attenuano perché le cellule tornano a regime in modo graduale, in quanto il rumore esterno non è tale da sovraccaricare gli acufeni.
Il livello del sovraccarico, dipende da persona a persona, ognuno a la propria sensibilità.

Un esempio di acufeni, è quello dopo una serata in discoteca, in cui ci si è trovati per molto tempo sotto i riflettori di grossi impianti e grosse sensibilità, quando si esce dal locale ,si può percepire una leggera sordità, con un’ovattamento della percezione, questo perché il nostro sistema uditivo, è stato sovraccaricato e la sensibilità sia del timpano che delle cellule ciliate, ne è venuta a meno, col tempo poi questo ovattamento sparisce e si torna alla normalità, a meno di non avere subito lesioni permanenti, cosa che invece può facilmente capitare, con la ripetuta esposizione dell’udito a suoni cosi forti. Insieme a questa sordità, si può percepire chiaramente un sibilo costante, che è appunto l’acufene.

Adattamento del sistema uditivo al campo sonoro.

Il campo sonoro, è quel campo in cui si ha la percezione del suono, indipendentemente dal livello di pressione acustica a cui il sistema uditivo è sottoposto. Su questo stesso principio, si può basare anche la vista, solamente che, invece di essere sonoro, sarà un campo visivo, regolato dai colori e dalla loro intensità.

Tramite uno studio personale sulla percezione acustica, ho determinato che la linearità di percezione, varia a seconda di quanto tempo si rimane in assenza di movimento acustico o dai repentivi cambi di intensità. In pratica se le nostre orecchie, rimangono per lungo tempo isolate, senza alcun rumore o comunque minimo, quando le si riemergono nel campo sonoro, inizialmente non si ha una percezione che segue la linearità delle curve isofoniche, ma si ha una maggiore sensibilità a percepire valori alti di pressione sulle basse, che si avvicinano molto alla percezione delle alte, e un’aumento di sensibilità sulle medie frequenze. Questo perché il nostro orecchio e quindi il nostro sistema uditivo, si adatta all’ambiente sonoro in cui si trova, con cambiamenti di percezione in maniera graduale, ( quindi solo dopo un certo tempo il sistema percettivo riprenderà le sue normali funzioni ), dovuto al fatto che, si ha un sovraccaricamento acustico, quando si passa da suoni deboli a suoni forti, e quindi affaticamento del timpano, e desovraccaricamento quando si passa da suoni forti a suoni deboli, perché il timpano da prima sovraccaricato e sensibilizzato dai suoni forti, si stabilizza e desensibilizza ai suoni deboli. Mentre, se il sistema uditivo, si è adattato ad un campo sonoro di bassa intensità, quando si va a medio o forti campi sonori, la sensibilità è generalmente quella vista precedentemente, in quanto, l’udito, si è sensibilizzato maggiormente perchè non era sottoposto a forti campi sonori.

Un’ esempio è quando si va a dormire in cui il rumore di fondo è generalmente sotto i 40 dBA, la percezione del sistema uditivo, si adatta a questo tipo di rumore e la nostra curva di percezione, si adatta generalmente come da curva isofonica. Quando ci svegliamo, e ci immergiamo in un campo sonoro, es 80 dBA, la nostra sensibilità uditiva, non sarà subito come da curva isofonica, ma, inizialmente si comporterà generalmente come sopra descritto, perché il nostro timpano e tutto il processo uditivo si sensibilizzano maggiormente, per poi arrivare gradualmente alla curva degli  80 dBA.

Inoltre, la sensibilità iniziale, e il passaggio graduale tra una curva isofonica e l’altra, dipenderà dal tempo in cui il nostro orecchio si troverà immerso nel campo sonoro per poi passare ad un altro; e quindi quanto si fa abituare il sistema uditivo ad un campo sonoro. Da quanto repentivo è il cambiamento tra un campo sonoro ed un altro, e dai livelli di intensità dei due campi. E fondamentalmente, dallo stato fisiologico della persona ( raffreddore, febbre e altre malattie ), tutti quegli aspetti che variano la sensibilità dell’udito.
Se si sottopone il sistema uditivo ad un campo sonoro, praticamente nullo es. ( sala anecoica ), per troppo tempo, si può causare anche la perdita di informazione una volta riemersi nel campo sonoro attivo, e quindi con pressioni acustiche di valore maggiore di 0 dB, causando appunto la sordità, in quanto il timpano perde la sua sensibilità, e il sistema uditivo smette gradualmente di funzionare.

ALTRE INFORMAZIONI :

Parlando della velocità supersonica, la quale è, come dice la parola stessa, il superamento della velocità del suono, varia anch’essa a seconda, del materiale. Da non confondere con l’ultrasuono che è appunto come precedentemente visto, la frequenza o le frequenze oltre la percezione uditiva, che per noi è oltre i 20.000 Hz, ma per altri esseri viventi ad es. i cani è altre i 25.000 – 30.000 Hz ( diciamo che hanno un orecchio più fino, anche se non arrivano cosi in basso come noi ). Quando ad es. un aereo oltrepassa la velocità del suono in aria, si sente una specie di tuono. Rumore che raggiunge tranquillamente i 200 dB nel punto in cui si genera. Questo rumore è causato dal fatto che, finché l’aereo viaggia a velocità inferiori la velocità del suono in aria ( 344 m/s 21° C ), non c è problema, in quanto le onde sonore si propagano in avanti rispetto la direzione del moto, mammano che ci si avvicina a codesta velocità, l’onda sonora fatica sempre di più a propagarsi, in pratica non fa in tempo a generarsi, che un’altra successiva è già pronta ad espandersi. Quindi si crea un muro, formato da tutte queste onde che non riescono a propagarsi. Superata la velocità, il muro è rotto, ( la rottura di questo muro sonoro comporta quel frastuono che si ode ), questo perché l’onda sonora, non riesce più ad espandersi e rimane indietro rispetto alla velocità del mezzo in movimento. Visivamente si manifesta come una nube di vapore acqueo condensato.
 
Presupponendo di trovarci in una macchina cabrio, con la capottina giù e con la radio accesa, se viaggiassimo ad una velocità inferiore alla velocità del suono nell’aria, sentiremmo tranquillamente le nostre trasmissioni radio. Mentre se superiamo la velocità del suono, proprio perché le onde sonore rimangono indietro, noi non udiremmo nulla, ma se tiriamo giù la capottina, continueremo a sentire tranquillamente. Questo perché si crea uno spazio chiuso, all’interno del quale il suono viaggia e si espande normalmente. La velocità del suono oltre a superarla in aria, può essere superata anche in qualsiasi altro mezzo elastico.  Un esempio chiaro, sono gli esplosivi. I quali si dividono in due principali categorie. 1. Esplosivi a basso potenziale ( inferiore alla velocità del suono ), 2. Esplosivi ad alto potenziale ( superiore alla velocità del suono ).

Sono detti a basso potenziale quegli esplosivi in cui la reazione di propagazione e di raggiungimento all’esplosione, ( quindi più sono rapidi e più si genera una pressione alta e quindi un boato più grande ), viaggia ad una velocità pari o inferiore a quella del suono, che come ricordiamo può arrivare fino a 5000 m/s nei solidi. 

Sono detti ad alto potenziale quegli esplosivi in cui la reazione è più veloce della velocità del suono, ma si parla di anche 100 volte maggiore. 

Quindi un maggiore moto supersonico all’interno di materiali esplosivi, creerà una maggiore “ esplosione “.

IL MACH

La velocità del suono poi, soprattutto in ambito aeronautico, viene definita come mach 1 ( unità di misura della velocità del suono utilizzata in aeronautica ), questo sta ad indicare appunto la velocità del suono ad esempio in aria.
344 m/s = mach 1

Quando si parla di mach 2, mach 3 ecc…. si indica il raddoppio della velocità del suono.

Mach 1 = 344 m/s = 1238 Km /h      Mach 2 = 2,477 Km/h            Mach 3 = 4954 Km/h

Velocità a livello di Mach 7 sono state raggiunge tramite mezzi sperimentali.

Questi valori di mach però si riferiscono a valori di pressione e quindi di velocità del suono in mare. Il valore di mach, e quindi della velocità del suono come sappiamo varia secondo la temperatura, ma anche secondo la pressione, infatti, noi stiamo con i piedi per terra e quindi sentiamo sempre la stessa pressione che ci arriva alle orecchie. Ma, più ci si alza da terra e più la pressione aumenta, facendo variare la pressione atmosferica, e quindi tutti i calcoli che ne derivano. Infatti la velocità del suono a livello di mach 1 a terra è di 1238 Km/h ma ad esempio in aria ad una certa altitudine può diventare 1500 Km/h.

IL TUONO 

Un altro fenomeno che può avere suscitato alcune domande tipo, perché vedo il lampo e poi sento il suono?
Questo avviene perché la velocità della luce è molto maggiore rispetto a quella del suono, la si può considerare istantanea per sorgenti luminose sulla terra. Quindi quando vediamo il lampo contemporaneamente si sviluppa anche il rumore del tuono, ma il suo suono ci arriva in ritardo proprio per la sua lentezza.
La distanza in cui si è generato il lampo può essere calcolata con una breve formuletta :

Appena vediamo il lampo cominciamo a calcolare il tempo che intercorre dall’istante in cui vediamo la luce, all’istante a cui sentiamo il suono. Se ad es. calcoliamo 6 s. sapendo che la velocità del suono generalmente, anche se come abbiamo visto dipende dall’altitudine, è di 344 m/s.        Dato che il suono percorre 344 metri in 1 secondo basterà moltiplicare il tempo trovato per 344. Nel nostro caso 6*344 = 2064 m

IL BINARIO

Un ultimo aspetto che vediamo, è il caso dei binari del treno, se appoggiamo l’orecchio sul binario, possiamo sentire l’arrivo del treno ancora prima di sentirlo attraverso l’aria. Questo perché come sappiamo la velocità del suono nei solidi è molto più veloce che nei liquidi o negli aeriformi.

DAVIDE RUIBA ( Sound Engineer )













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